Psicologia cognitiva: definizione e caratteristiche

La piscologia cognitiva rientra, attualmente, tra le terapie più efficaci per il trattamento dei disturbi mentali.

La sua validità, ampiamente dimostrata nel corso del tempo da numerose sperimentazioni, ha profondamente influenzato la psicoterapia, dando vita a quella che oggi viene definita ‘terapia cognitiva’.

Il motivo per il quale la terapia cognitiva risulta essere particolarmente efficace è da ricercare nei risultati di molti studi, i quali hanno rilevato che i pensieri influiscono sul comportamento dell’essere umano, e in alcuni casi lo addirittura lo determinano.

Prima di addentrarci nell’ambito della materia, e di conoscerne caratteristiche e finalità, è d’obbligo una breve premessa in merito al concetto principale intorno al quale ruota la branca psicologica: il cognitivismo.

Il termine cognitivo è sinonimo di pensiero e di conoscenza; nel caso specifico si riferisce alla capacità dell’essere umano di raccogliere informazioni dall’ambiente che lo circonda, di analizzarle e valutarle.
L’elaborazione delle informazioni diventa quindi la base sulla quale viene strutturato il comportamento.

La funzioni cognitive, che sono percezione, intelligenza, ragionamento, giudizio e memoria, permettono all’uomo di adeguare il comportamento all’ambiente circostante, o al contrario di modificare l’ambiente circostante in funzione delle proprie esigenze.

Cos’è la psicologia cognitiva

Per iniziare a familiarizzare con la materia riportiamo di seguito la definizione di psicologia cognitiva presente sul sito di Wikipedia:

“ La psicologia cognitiva, anche detta cognitivismo, è una branca della psicologia applicata allo studio dei processi cognitivi, teorizzata intorno al 1967 dallo psicologo statunitense Ulric Neisser, che ha come obiettivo lo studio dei processi mentali mediante i quali le informazioni vengono acquisite dal sistema cognitivo, elaborate, memorizzate e recuperate.”

Si tratta quindi di una disciplina che studia quegli aspetti del comportamento umano che non possono essere osservati, in quanto mentali.
Obiettivo della branca psicologica è individuare quelle idee che arrivano alla mente e che influenzano il comportamento.

Le origini

La psicologia congnitiva nasce negli anni ‘60, dall’esigenza di colmare le lacune della psicologia comportamentale.
Quest’ultima, per quanto esaustiva rispetto a molti fenomeni psicologici, era limitata alla spiegazione di ciò che era osservabile.
Un esempio per comprendere meglio il concetto: il comportamentismo non era in grado di spiegare il motivo per il quale in presenza di uno stesso condizionamento gli individui rispondessero in maniera diversa.

Molti studiosi iniziarono a focalizzare l’attenzione sui processi che si sviluppavano nella mente nel corso del tempo; quei processi che si collocavano tra la ricezione di uno stimolo e il comportamento, ossia la risposta allo stimolo.
Si studiarono processi quali il ragionamento, la memoria e l’immaginazione.

Da quel momento in poi inizia a svilupparsi la ‘rivoluzione cognitiva’

Tra i nomi che più di altri hanno dato un contributo allo sviluppo della psicologia cognitiva ricordiamo F.C. Barlett, professore all’università di Harvard noto per la sua teoria degli schemi della mente.
Barlett notò, in seguito ad alcuni esperimenti, che gli individui tendevano a ricordare più facilmente ciò che si allineava con i propri schemi mentali.

Un altro personaggio che merita di essere citato è Jerome Bruner, i cui studi sui processi cognitivi hanno influenzato in maniera importante la pedagogia, soprattutto nell’ambito dell’educazione.

Secondo il pensiero pedagogico dello psicologo statunitense si apprende più rapidamente quando ci si immerge totalmente nella conoscenza.

L’approccio terapeutico

Le terapie impostate sulla psicologia cognitiva si basano sul concetto che i disturbi emozionali sono causati dall’interpretazione che l’individuo effettua sull’ambiente circostante e sui relativi eventi.

Quelli che vengono definiti ‘pensieri irrazionali’ sono considerati come la fonte principale del disturbo
In altre parole, si tratta di quei pensieri che, influenzati dalla società e dal contesto nel quale l’individuo è inserito, si trasformano in convinzioni e credenze.
Col tempo convinzioni e credenze si consolidano dando vita ai famosi ‘schemi’, ossia quelle strutture mentali e di coscienza che influenzano il processo di interpretazione e condizionano il comportamento.

I disturbi emozionali sono quindi provocati dai difetti di elaborazione delle informazioni, per cui da distorsioni cognitive e pensieri negativi.

L’approccio terapeutico di tipo cognitivo è quindi finalizzato a confutare tali fattori, ovvero a mettere in discussione quelle convinzioni e quegli schemi ‘esagerati’, o che non corrispondono con la realtà circostante.

La psicologia cognitiva parte dall’osservazione della regolarità con la quale si presentano gli eventi; essa si basa su indagini sperimentali, su metodi sistemici che consentono di individuare, studiare e capire i fenomeni psicologici come se fossero fenomeni oggettivamente dati.

Il monitoraggio dei sintomi permette di formulare e verificare le ipotesi relative ai fattori che determinano il disturbo.

Il modello terapeutico combina l’esperimento, finalizzato a mettere in evidenza i processi cognitivi, con l’osservazione e l’analisi dei dati.

psicologia cognitiva definizione

La specializzazioni nell’ambito della criminologia

Concludiamo il post con l’aspetto che riguarda le prospettive lavorative legate alla padronanza della materia psicologica.

La psicologia cognitiva, per la sua stessa natura, consente di individuare i processi che conducono l’essere umano a sviluppare determinati comportamenti in relazione a ciò che lo circonda.
Per tale motivo, tra i campi di applicazione della disciplina rientra anche la criminologia.

Chi opera come criminologo svolge un ruolo fondamentale e delicato, per il quale è richiesta una preparazione multidisciplinare, che abbraccia nozioni giuridiche, socio-economiche e principalmente psicologiche.

Sulla scia di una professione piuttosto ambita, sia per il fascino che emerge dalle numerose produzioni televisive che spettacolarizzano la criminologia e sia per le opportunità occupazionali, l’università telematica Niccolò Cusano ha attivato un ampio ventaglio di master in criminologia a Milano che risponde a qualsiasi esigenza di specializzazione.

Ecco di seguito alcune proposte.

Master in criminologia clinica

Una delle specializzazioni più gettonate, e maggiormente spendibili sul mercato del lavoro, è quella oggetto del master di secondo livello in ‘Criminologia clinica’.

Obiettivo principale del corso è fornire una preparazione completa nel campo dell’analisi del crimine, con focus specifici sulle metodologie che riguardano l’individuazione, la valutazione e la gestione del comportamento criminale.

Master in criminologia e diritto penale. Analisi criminale e politiche per la sicurezza urbana

Il master in ‘Criminologia e diritto penale’ è un percorso di studi post-laurea di II livello che mira a fornire una visione generale e integrata dei vari fenomeni criminosi.
In particolare, il programma si focalizza sulle dinamiche che si pongono alla base di un crimine, fornendo al corsista una preparazione interdisciplinare che integra competenze afferenti la medicina, la giurisprudenza, la sociologia e la psicologia.

Master in criminologia, dipendenze e business della droga

Tra i percorsi di studio più attuali per quanto riguarda l’allineamnto con i nuovi scenari investigativi  internazionali rientra il master in ‘Criminologia, dipendenze e business della droga’.

Si tratta di un percorso post-laurea di II livello che mira a fornire ai corsisti le conoscenze necessarie per individuare e comprendere le dinamiche che conducono gli individui dipendenti da droghe a commettere un crimine.

Master in criminologia e sicurezza nel mondo contemporaneo

Concludiamo la panoramica di percorsi di specializzazione con il master in ‘Criminologia e sicurezza nel mondo contemporaneo’, un corso post-laurea di primo livello che si concentra sui fenomeni criminosi che per la loro particolare complessità destano maggiore allarme sociale, sia a livello nazionale che internazionale.

Il programma mira a fornire le conoscenze e i mezzi pratici per poter operare nel’ambito della sicurezza; allo stesso tempo intende sviluppare e stimolare nei corsisti una riflessione analitica sulle tematica.

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